IATO: il fuoristrada italiano mai nato

Di Dario Montrone
Pubblicato il 15 lug 2009
IATO: il fuoristrada italiano mai nato


Nasceva vent’anni fa IATO, “il fuoristrada italiano” come fu definito durante la cerimonia di presentazione tenutasi nell’estate del 1989. L’idea di creare un fuoristrada di dimensioni compatte da contrapporre al Suzuki SJ fu perseguita da parte del gruppo Metalli & Derivati. La società spezzina realizzò un impianto di 17.000 metri quadrati a Nusco (AV), attingendo ai fondi pubblici destinati alla ricostruzione dell’Irpinia.

Il fuoristrada si chiamava semplicemente IATO ed era realizzato su meccanica Fiat. Inizialmente, la vettura era disponibile con il 2.0 CHT a benzina da 90 CV e il 1.9 turbodiesel da 82 CV. In seguito, si aggiunsero il 1.6 a carburatore da 101 CV e il pari cilindrata ad iniezione elettronica da 92 CV. Ma l’avventura del “fuoristrada italiano”, iniziata sotto grandi auspici, finì presto nel dimenticatoio automobilistico italiano.

Infatti, le prime vetture furono realizzate solo nel 1992 e destinate esclusivamente ai Vigili del Fuoco e all’ENEL. La commercializzazione attraverso un network di concessionarie indipendente, invece, non ebbe mai inizio e lo stabilimento di Nusco chiuse i battenti in un clima di totale indifferenze. L’avventura IATO si concluse alla maniera “italiana”. Alcuni anni dopo la chiusura dell’impianto, sotto la superficie fu scoperta una discarica abusiva di materiale nocivo ed inquinante. Attualmente, la zona della fabbrica è ancora sotto sequestro.

IATO
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