Jiotto Caspita: chi era costei?

Jiotto Caspita: chi era costei?
Ruggeri
Pubblicato il 12 nov 2006


Seguendo il tema delle supercar perdute o dimenticate, vi proponiamo oggi la storia della Jiotto Caspita, tentativo di un piccolo costruttore giapponese di entrare nel mondo delle GT da sogno utilizzando motori da formula uno. La Dome, in attività dagli Anni ’60 con prototipi stradali e da pista, presenta nel 1989 la Caspita con il nuovo marchio Jiotto, una filante coupé che monta in posizione centrale uno spaventoso propulsore a 12 cilindri contrapposti Motori Moderni da oltre 450 CV. Le prestazioni sono ai massimi livelli per il periodo, con 320 km/h e 4,7 s. da 0 a 100.

Queste le caratteristiche tecniche:

    lunghezza:4.534 mm

    larghezza:1.996 mm

    altezza:1.136 mm

    passo:2.700 mm

    carreggiata ant, post:1.630, 1.600 mm

    peso:1.100 kg

    Motore:Fuji Heavy lndustries/Motori Moderni, 12 cilindri contrapposti

    Distribuzione:DOHC, 60-valvole

    Cilindrata:3.497 cc

    Potenza max:oltre 450 CV a 10.750 giri

    Coppia max:37.0 kg a 6.000 giri

    Pneumatici ant, post: 245/40ZR-17, 335/35ZR-17





La produzione non prende mai il via e il progetto si perde fino al 1993, quando rinasce sotto il nome di Caspita II; questa volta a spingere il bolide c’è un V10 Judd da 585 CV che la porta facilmente a 345 km/h, impiegando 3,4 secondi nello 0-100. Non è chiaro se si tratti della prima vettura modificata, ma certo è che la Caspita è rimasta alla fase di prototipo, costruita in uno o due esemplari al massimo.





Se la storia vi ha intrigato, la prossima volta potremmo parlare di un’altra bellissima e sfortunata Dome, questa volta degli anni Settanta!

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