Incentivi auto elettriche, il governo valuta: attesa per la revisione delle aree Istat
Gli incentivi per auto elettriche potrebbero slittare: il governo valuta se attendere la revisione Istat delle aree urbane funzionali e dei percorsi dei pendolari.
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Ancora una volta, il percorso verso una mobilità più sostenibile in Italia si scontra con nuovi ostacoli. Il tanto atteso piano di incentivi auto elettriche, pensato per stimolare il mercato e favorire la transizione ecologica, rischia infatti di subire l’ennesimo slittamento. Nonostante i 600 milioni di euro messi a disposizione e la promessa di contributi fino a 11mila euro per i cittadini, l’avvio effettivo della misura potrebbe essere posticipato di ulteriori 30-45 giorni rispetto alla data inizialmente prevista per la fine di settembre.
A causare questo nuovo rinvio è l’aggiornamento delle mappe Istat sulle aree urbane funzionali, uno strumento imprescindibile per definire con precisione chi potrà realmente beneficiare degli incentivi. Le nuove mappe sono attese da tempo e rappresentano la base tecnica per individuare le città con oltre 50mila abitanti e le relative zone di pendolarismo, ovvero i territori nei quali saranno destinati i fondi. L’attesa di queste nuove elaborazioni cartografiche si è trasformata nell’ennesimo ostacolo burocratico per un provvedimento considerato strategico per la transizione energetica del Paese.
A spiegare lo stato di stallo è stato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto durante il Forum Teha di Cernobbio. Il ministro ha sottolineato come la revisione delle mappe sia ancora in corso e che, se si dovesse attendere il completamento del lavoro da parte dell’Istat, ci vorrebbe almeno un altro mese o addirittura un mese e mezzo. “Ho chiesto una valutazione ai miei uffici – ha dichiarato Pichetto Fratin – e, se le modifiche non saranno rilevanti, potremmo avviare gli incentivi prevedendo eventuali correzioni in seguito”. Una soluzione di compromesso che tuttavia non cancella le incertezze che pesano su tutto il comparto.
Il dilemma che affligge il governo è quindi se utilizzare le mappe attualmente disponibili, risalenti a circa dieci anni fa, o attendere le nuove elaborazioni dell’Istat. Una scelta tutt’altro che banale, dal momento che la corretta identificazione delle aree urbane funzionali è fondamentale per garantire un’equa distribuzione delle risorse e per evitare che alcune zone del Paese vengano penalizzate o, al contrario, favorite ingiustamente.
Questa incertezza tecnica si riflette direttamente sull’erogazione dei fondi, che in origine erano stati previsti dal Pnrr per la realizzazione di colonnine di ricarica e solo successivamente sono stati reindirizzati verso la rottamazione dei veicoli più inquinanti e l’acquisto di mezzi a zero emissioni. La modifica della destinazione dei fondi ha richiesto ulteriori aggiustamenti normativi e amministrativi, rendendo il quadro ancora più complesso.
L’importanza di una mappatura aggiornata è resa ancora più evidente dal fatto che gli incentivi saranno riservati esclusivamente alle aree urbane funzionali. Si tratta di un criterio pensato per concentrare le risorse dove l’impatto della mobilità sostenibile può essere maggiore, ma che rischia di escludere una parte significativa della popolazione se la definizione dei confini non sarà aggiornata e precisa. La posta in gioco è alta, soprattutto considerando il ritardo dell’Italia rispetto al resto d’Europa nella diffusione delle auto elettriche.
I dati di mercato confermano la situazione di difficoltà: nel mese di agosto, le vendite auto elettriche in Italia si sono fermate al 4,9% del totale, un valore invariato rispetto a luglio ma comunque in leggero miglioramento rispetto allo stesso periodo del 2022, quando la quota era del 3,7%. Tuttavia, il confronto con il resto d’Europa resta impietoso: a luglio, la media continentale delle immatricolazioni di veicoli elettrici ha raggiunto il 15,6%. Un divario che rischia di allargarsi ulteriormente se i nuovi incentivi non entreranno in vigore in tempi rapidi.
In attesa di novità, la piattaforma digitale predisposta dal Ministero dell’Ambiente per la gestione delle domande di incentivo resta inattiva. Il settore automotive italiano, già alle prese con una domanda debole e una concorrenza internazionale sempre più agguerrita, guarda con crescente impazienza a un provvedimento che potrebbe finalmente dare una svolta al mercato nazionale e ridurre il gap con gli altri Paesi europei. La speranza è che le soluzioni tecniche e amministrative possano arrivare in tempi brevi, per non perdere un’altra occasione di accelerare la transizione verso una mobilità a zero emissioni.
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